Tratti d’Inverno.



un sabato pomeriggio

A passeggio tra queste campagne desolate,senza pensieri o forse troppi pensieri,non sono sicuro di poter cogliere la differenza.
Un passo lento ma deciso,voglio gustarmi tutto questo. La neve caduta nei giorni scorsi si sta sciogliendo,e questo gocciolio tutt’intorno è un suono costante ora.
Il cielo è colorato, c’è dell’arancione, dell’azzurro, del rosa, ed è anche velato, sembra sia in attesa di qualcosa o ancora meglio di qualcuno,io non lo so, forse aspetta tempi migliori, in ogni caso, è molto bello. Intravedo davanti a me, in mezzo a quegli alberi, due lepri che corrono velocissime e vanno proprio verso casa mia. Proseguo facendo molto attenzione a dove metto i piedi e ed un certo punto mi ritrovo davanti ad una vigna.Il silenzio che regna all’interno fa paura e mi rattrista MA ci passo in mezzo, una sorta di scorciatoia.
Continuo ancora al fianco di un piccolo fiume,che prosegue forse per tutta la provincia,ma quel tratto credo sia il più bello (ricordi d’infanzia). Lo seguo sul suo argine destro ed alzo lo sguardo per vedere fin dove arriva,ma è troppo lungo e si perde all’orizzonte.
Oggi ho deciso di assecondarlo e vedere dove mi porta.

Un vecchio contadino fa i complimenti al mio cane e mi dice di stare attento perchè più avanti la neve dei giorni scorsi, sciogliendosi, ha reso impraticabile un tratto dell’argine. Incuriosito vado a vedere.
Come immaginavo le tane di alcune nutrie hanno fatto cedere parte dell’argine, per ora non c’è problema, c’è poca acqua nel fiume, il vero problema è che non posso proseguire,quindi aggiro l’argine saltando un fosso poco più in là. Aron mi sta aspettando già dall’altra parte tutto smanioso, ha voglia di correre e di giocare. Saltando quel piccolo fosso però, mi ritorna alla mente la mia infanzia, quando con quegli Amici festeggiavamo i compleanni a casa mia e ci divertivamo a catturare rane,girini,piccoli pesci gatti,e inventavamo avventure per quelle campagne,o giocavamo con Pucci, il piccolo topo delle praterie (non era un topo,era il mio cagnolino,un meticcio, gli affibbiammo quel soprannome per via della sue dimensioni ridotte)oppure facevamo belle gare in bicicletta su percorsi dissestati o inventavamo storie di inseguimenti, andavamo a rubare angurie (sapientemente sistemate nei cestini delle nostre Grazielle da corsa,o GDC)oppure lunghe partite a pallone,in cui nascevano amicizie e ne terminavano altrettante.
Mi rendo conto che le cose non sono poi cosi cambiate.

Proseguo il mio cammino e noto che ora tutt’intorno ho il nulla. Faccio un giro su me stesso  e vedo solo campagne,lunghe e bellissime distese di terra,nel silenzio più silenzioso,nella natura più naturale, io e il mio cane, seduti ora sull’argine.

Nessun pensiero,o forse pieno di pensieri, ancora non sono sicuro di poter cogliere la differenza,ma sono certo che non cambierei tutto questo per nulla al mondo.

Mi accendo una sigaretta e gioco un po con Aron, nell’inverno non cosi tanto grigio,di Novellara.

Daniele Gareri.

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