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Attesa

Seduta di fianco alla finestra scosta la tenda.

Si distrae qualche volta con un libro non troppo avvincente che suo figlio le ha regalato per natale. Non vuole deluderlo, si è imposta di leggerlo, di finirlo e di raccontarglielo. Ma è dura. Il silenzio di quei giorni tutti uguali si posa sulle sue spalle incurvandola sempre di più. I movimenti, anche quelli più semplici, ormai necessitano di una preparazione mentale e fisica per essere eseguiti correttamente. Ogni ruga sul suo viso le ricorda le caldi estati della pianura e le folli corse in bici con le amiche. A volte le capita di perdersi tra le foto in bianco e nero o per le stanze di casa. Incredibile come il suo appartamento talvolta sia la casa colonica in cui è cresciuta. Gli stessi muri, gli stessi profumi, gli stessi arredi. Alcuni giorni il balcone è il giardino, le piante il suo vecchio e grande orto.

La musica che viene dal piano di sotto spesso la culla e la televisione è sempre stata un ottimo sottofondo, ma ha smesso di guardarla da quando se n’è andato il marito. Tornava dal lavoro, le dava un bacio prima di farsi una doccia e mettersi in abiti comodi. Lei cucinava stando attenta a non esagerare con il sale, lui ascoltava con attenzione il telegiornale delle venti. Così da sempre.

Oggi, quando attraversa la cucina sente ancora il suo profumo. E sente l’eco della sua voce che rimbalza dolcemente tra una parete e l’altra, che s’accomoda sopra la sua sedia preferita e che prende posto accanto a lei, tutte le sere. Nessuno si siede al suo posto.

La vita insieme a lui era il sogno che aveva da ragazzina, quando l’eco delle bombe dei caccia tedeschi sovrastavano tutto. Sperava di rivederlo un giorno, avevano fatto dei piani. Né la guerra né la fame li avevano fermati. Continuando a cercarsi spinti da quell’amore che si alimenta dalla disperazione, si ritrovarono anni dopo frantumati come le loro città bombardate, ma vivi e pieni di speranze.

Ci pensa sempre e accarezza la sua foto con la mano tremante. Sorride e scosta la tenda, guardando in strada. E’ così diverso ora. Alcuni giorni vede la campagna, altri giorni la piazza.

Quello sconosciuto in foto chi è? Quello in foto è il suo unico amore.

Quella allo specchio chi è? Quella allo specchio è lei, con la stessa eleganza di sempre. A volte, dipende dai giorni. A volte la musica dal piano di sotto la culla e sembra portarla via, altre volte sembra che il tempo si sia fermato finalmente. A volte lo spera, altre volte no.

Poi c’è suo figlio che l’abbraccia in silenzio, il battito del cuore sembra fermarsi tra quelle braccia forti e lei sprofonda, si perde, si nasconde, sorride. Le ricorda lui. Ha lo stesso profumo, lo stesso tono di voce. Se chiude gli occhi può sentirlo ancora.

Ora si sente piccola come la bimbetta che correva tra un campo e l’altro, sola. Si accarezza i capelli, sono gli stessi, solo un po’ più bianchi. Stringe la mano del figlio, che si sta prendendo cura di lei. Certi giorni non lo riconosce, altri si. Da bambino non voleva saperne di ascoltarla, quante urla per farlo studiare, è stata dura. Ora è cosi delicato. Si stranisce, non è mai stata abituata alle soffici carezze della vita. Le ricacciava, mentre ora le desidera.

Esausta, deve toccargli la mano per sperare che anche lui non si dissolva nel nulla piano piano come ogni cosa intorno a lei. Finirà di leggere quel libro, scostando la tenda mentre attende il momento giusto.

Daniele Gareri.

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