covid19

Sto lentamente perdendo il conto dei giorni, l’isolamente forzato comincia a fare il suo effetto confondendomi le idee.

I social sono diventati l’unico modo per rimanere in contatto, un appiglio alla realtà. Le passeggiate sono state bandite, i parchi pubblici chiusi, ed ogni tipo di attività fisica è vietata. In casa si sta bene, la smart tv e la connessione internet iper veloce permettono una buona dose di distrazione, per non parlare della scorta di libri dei mesi scorsi: sta tornando utile. Mi guardo allo specchio e barba e capelli sono molto lunghi. Sto pensando di convertire il mio pallone da basket che guarda caso è un Wilson in un amico, per ingannare il tempo e smetterla di parlare con quello allo specchio. Abito in piazza ma non sento più nulla a parte le campane che scandiscono l’ora e qualche passante che velocemente raggiunge casa dopo aver fatto la spesa. Il virus continua a mietere vittime silenziosamente, solo ieri 470 in più del giorno prima.

I primi giorni sono passati tra mille cose da fare ma ora cominciano ad insinuarsi i dubbi, anch’essi come virus invisibili, nelle piaghe della mia mente. Cosa succederà dopo? Dovrei seguire alcuni dei vostri consigli e non pensarci, ma mi è impossibile nonostante ci abbia provato. La realtà passa anche da qui. Un mio caro amico ha gia perso il suo lavoro, altri probabilmente lo seguiranno a ruota in queste settimane. Guardo fuori dalla finestra mentre scrivo e ripenso a quando è iniziato tutto. Mi mancano molto la mia famiglia e le persone più care, non saranno le videochiamate a sostituire gli abbracci.

Alcuni non capiscono quanto siano fortunati avendo case grandi, giardini immensi, ogni tipo di confort. Altri invece vivono in monolocali umidi e poco luminosi, altri ancora in situazioni familiari difficili, donne e bambini indifesi, per esempio. L’isolamento durante le nostre dirette Instagram li sta uccidendo. E chi sta parlando dei morti? Sepolti senza nemmeno l’ultimo saluto. I nostri appartamenti sono diventati trincee dorate e le finestre feritoie da cui osserviamo un nemico invisibile. Nelle piazze svuotate le volanti a lampeggianti accesi controllano incessantemente la situazione. Negli occhi del mio dirimpettaio vedo la paura: un uomo solo avanti d’età barricato in casa “non esca per nessun motivo” è l’unica cosa che riesco a dirgli. Vorrei aggiungere un rassicurante “andrà tutto bene” ma decido di starmene zitto.

Insomma, una situazione surreale.

Sicuramente riusciremo a sconfiggere il virus e quando tutto passerà avremo modo di approfondire alcuni punti importanti quali il potenziamento del sistema sanitario, le infrastrutture e il personale ospedaliero, per esempio. Tre punti cardine che per ora reggono, ma sono al limite.

Ora dobbiamo resistere, evitare i crolli mentali e fisici, continuare ad occupare il nostro tempo e aspettare.

La cosa bella è che nonostante tutto in questi giorni continua a splendere il sole.

 

 

d.g.

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