Cortile interno

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Un tavolo con vista sul cortile interno di un bel condominio in pieno centro storico. Una tazza di caffè che ormai si sta raffreddando ed il portatile che come un fedele scudiero mi accompagna. Lou Reed ha deciso di riproporre il suo repertorio ed io non posso che acconsentire anzi, scelgo alcuni dei suoi pezzi topici. Sono al secondo piano e davanti a me la finestra è aperta. Quello che vedo è una schiera di finestre tutte uguali, con gli scuri amaranto, disposte in modo lineare su tre piani. Come dicevo, affaccia all’interno e dietro quelle finestre ci sono altre abitazioni, più o meno grandi e forse qualche ufficio. Questo palazzo una volta era un’unica abitazione è questo che mi suggerisce la struttura considerata la posizione centrale sopra i portici e l’entrata unica. Davanti a me una signora stende un paio di pantaloni ad asciugare. Una piccola edera prova ad aggrapparsi al davanzale della finestra, arranca e gli darò un po’ d’acqua, non penso sia secca ma fra poco controllerò meglio. C’è il sole. Continuo a bere il mio caffè e trasportato da questo mood leggo alcune notizie on line. In una delle finestre del terzo piano noto che anche le tende all’interno sono amaranto proprio come gli scuri e riconosco che sia stata una scelta cromatica felice, viste da fuori sono belle. Penso che la voce di Lou si stia diffondendo per tutto lo stabile, abbasso un po’ sia mai che qualcuno si infastidisca. Fuori c’è fresco, vado a prendere una camicia in ciniglia e me la butto sulle spalle pur di non chiudere la finestra. Nelle altre vedo tappeti appesi e abbigliamento di vario genere, a prendere aria. Parte un’aspirapolvere, è quasi mezzogiorno, sento rumori di stoviglie ed una pentola: qualcuno ha messo a bollire dell’acqua? Probabile. Sotto di me c’è il retro di un locale, la cucina inizia a prendere vita. Sento il profumo di carne e lo sfrigolare intenso di olio: è partita la friggitrice. Nel frattempo i raggi del sole cambiano angolatura e di conseguenza cambia la luminosità della stanza in cui mi trovo. Le ore passano velocemente: da quanto sono qui? Sto bene, è una bella sensazione, mi sembra di esserci sempre stato. Sento alcune voci provenire dagli appartamenti sottostanti. Sono già passate sei ore ma non lo so di preciso, non guardo più l’orario. Sento un cane abbaiare ma non capisco da dove arrivi, ormai le finestre sono chiuse. Nello spicchio di cielo che posso vedere noto le prime stelle al crepuscolo. Ora continuo a guardare le mie mani screpolate battere su questa tastiera, è un ritmo confortante. Mi sento bene mentre fluttuo in questa parentesi, sono sempre stato qui, forse è sempre stato il mio posto. Questi vestiti sono gli stessi che avevo quando è iniziato tutto, questa camicia, questi pantaloni. Mi fanno compagnia alcuni pensieri, si siedono al mio fianco e mi ricordano di quanto io sia fortunato, mi danno forza e come una nuova energia sento che finalmente è venuto il momento di staccare tutti e scalare la cima come quella volta che in bici da corsa arrivai lassù, proprio dove volevo essere. Tutto quello che ho e che sono è qui, dentro di me. Alzo lo sguardo ma fuori è sera, non vedo più nulla e non sento più nulla. Mi riscopro davanti ad uno specchio che questa mattina era una finestra vista cortile interno e rivedo un viso conosciuto. Continuo a scrivere.

Daniele Gareri

 

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