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Tutto ciò che siamo (terza parte)

Terza e ultima parte di “Tutto ciò che siamo”

Buona lettura!


Col passare del tempo avevano iniziato a progettare il loro futuro. Non era stato semplice all’inizio: lei doveva sciogliere alcuni nodi importanti della sua vita privata prima di approdare tra le sue braccia e lui questo lo sapeva, accettandolo e aspettandola. Tra alti e bassi si erano presi per mano, era stata una scelta voluta, desiderata, coraggiosa. Ora aveva il presentimento che qualcosa in lui fosse cambiato. Lo sentiva diverso negli ultimi tempi ma non sapeva indicare bene la causa e su questa voleva indagare lei, alla quale finalmente daremo un nome: Diletta.

Diletta sapeva di non essere stata perfetta fino ad allora, ma sapeva anche di aver dato il massimo per far funzionare quella relazione. Si era impegnata e l’aveva fatto con la spensieratezza che solo l’amore porta in dote. Lo aveva aiutato in tutti i suoi momenti più difficili ed erano cresciuti insieme completamente incuranti delle invidie dei coetanei che vedevano in loro quella luce naturale delle coppie genuine, senza secondi fini, insieme per amore e non per il consenso social. La telefonata di lui, Paolo, questo il suo nome, la sorprese: doveva essere qualcosa di molto importante.

Paolo dal canto suo non riusciva più ad aspettare. Avrebbe parlato prima con lei, poi con la sua famiglia, questo sarebbe stato il piano, non poteva certo continuare così. Il suo sistema nervoso era sollecitato su più fronti e i suoi nervi tesi lo portavano in poco tempo al limite facendogli fare cose di cui si sarebbe pentito poche ore dopo. Inoltre, dimagriva giorno dopo giorno e questo rendeva tutto più visibile. Diletta più volte le aveva chiesto di quelle occhiaie scure e di quei forti mal di testa senza ottenere risposta. Paolo era abile a divincolarsi, ma ora non resisteva più. Si era accorto che per tutta la vita aveva fatto ogni cosa da solo. Non aveva chiesto niente a nessuno e questo lo aveva reso sempre libero. Ci credeva Paolo nella libertà. Durante il periodo di militanza politica combatteva con ogni mezzo per preservare una libertà troppo spesso minacciata. Non si faceva intimorire dalle avversità e in un primo momento non si era spaventato nemmeno quel giovedì mattina uscito dall’ospedale dopo il colloquio con l’oncologa che senza troppi giri di parole gli diceva quello che Paolo già sospettava: aveva un tumore al cervello non operabile.

La prima cosa che gli era venuta in mente era una di quelle trasmissioni americane dove alcuni pazienti sono afflitti da malattie strane, si immaginava già con la testa deformata su un lettino d’ospedale. L’idea lo faceva ridere nervosamente, tanto da spiazzare l’oncologa che aveva immaginato tutt’altro dialogo con un giovane ragazzo che poteva avere ancora tutta la vita davanti e invece ora doveva fare i conti con una scadenza imminente.

In macchina però, solo con i suoi pensieri, realizzava quello che era appena accaduto e scoppiava a piangere così tanto da doversi fermare. Il colpo era stato durissimo, un diretto in faccia che non ammetteva repliche e KO tecnico al primo round. Faccia a terra, silenzio. Stop.

Ripartendo, frastornato e confuso, pensava naturalmente a Diletta e tutti quei progetti insieme di cui avevano parlato. Avrebbe affrontato un percorso di cure certo, ma non ci sarebbe stata salvezza, nella migliore delle ipotesi un ritardo a quell’appuntamento che per ora non voleva nemmeno immaginare.

I giorni passavano lenti e apatici per Paolo e solo dopo qualche tempo si decideva a raccontare tutto a Diletta.


E’ strano che Paolo mi voglia incontrare, solitamente è molto diretto non ci gira intorno, mi dice subito quello che mi vuole dire senza perdere tempo è una delle cose che amo di lui. Mi vuole lasciare? Forse si è stancato di me?Cos’ho sbagliato? No, è impossibile dai. Non ho avuto nessun segnale in questi mesi da parte sua..o forse si? Effettivamente lo vedo cambiato da un po’ di tempo, cupo, triste, non sorride più. Cazzo, è possibile che non me ne sia resa conto prima? Che stupida che sono! CHE STUPIDA! Ha un’altra. Ora Dile, CALMATI. Calmati subito. Se non fosse questo il motivo? Se fosse altro? Forse è successo qualcosa a lavoro, anche se l’ultima volta mi parlava di un ambiente finalmente stimolante, possibile che si tratti di lavoro? Può essere, perché escluderlo. Magari vuole invece parlarmi della casa? No, me lo avrebbe già detto. Ho caldo e questo cuore è la volta buona che mi esplode trasformando tutto in un bello splatter di Tarantino. E’ come stare sul palco con i riflettori accesi, il teatro pieno e non ricordi le battute. L’unica volta che è successo l’ho intravisto in platea e per poco non scoppiava a ridere, lo stronzo! Eccolo, sta arrivando! Ricomponiti Dile. Quanto è bello con quella camicia. Cosa faccio? Gli corro incontro e lo bacio? Aspetto? Vado? Cosa faccio!!! Voglio baciarlo! Non mi lasciare Paolo, qualunque cosa tu voglia dirmi, NON MI LASCIARE SOLA, MAI!!

Ci siamo, eccola, è meravigliosa Diletta, la amo, l’ho sempre amata e sempre l’amerò. Si, ho fatto i miei errori certo, ma siamo ancora qui. Per ora, per poco, però. A questo punto credo di poter dire con certezza che sia il momento peggiore di tutta la mia vita. Doverle dire che avrò poco tempo ancora, cazzo, come quel film “Autumn in New York”? Si, ecco, una cosa simile. Devo solo evitare di piangere mentre sto camminando, sarebbe ancora più difficile. Da dove inizio? Dai miei mal di testa? O vado diretto al punto? No, sarebbe troppo. La prenderò larga, le dirò che a volte la vita ci mette davanti ad ostacoli insormontabili anche quando siamo abituati a lottare fino alla fine. Le voglio dire che non è vero che tutto si sistema, che ci sono cose per cui non puoi fare nulla. Ma nonostante tutto l’amore rimane, il ricordo rimane. Stronzate? Eh, forse si. Chissà cosa starà pensando, forse che voglio lasciarla? Pazza. Anche se tecnicamente è così, la abbandonerò. Non voglio pensarci, NON VOGLIO. Ma non starò a guardare il lento deformarsi del mio corpo. Approfitterò di ogni secondo per stare con lei, finché le forze me lo permetteranno terrò la sua mano. Perché a me? PERCHE’ A ME!! La nostra casa con giardino? Dovrò dirle quelle cose come nei film “è importante che tu trovi qualcun altro che possa amarti?”. Certo, non posso pensare che venga a pregare sulla mia tomba per il resto della sua vita, non è il momento di pensare a me, io diventerò cenere tra poco. Continuerà ad amarmi? Penserà a me quando guarderà un tramonto? Ascolterà le nostre canzoni e passerà un po’ di tempo nei nostri posti preferiti? Spero troverà qualcuno che si possa prendere cura di lei aiutandola ed amandola ancora di più! Dio quanto è difficile. Mi sembra ancora più bella ora che è qui ad un metro da me, ho voglia di baciarla, non voglio nient’altro. Diletta, IO NON TI LASCERO’ MAI!


In quell’oceano di pensieri Diletta e Paolo si trovavano a fare i conti con la realtà per quella che era: dura, acerba, insensibile, a volte. Si erano promessi di vivere giorno dopo giorno nel modo più intenso possibile consapevoli del dolore a cui sarebbero andati incontro ma determinati nel volerlo affrontare insieme fino all’ultimo istante.

Fine.


Questo breve racconto è dedicato ai tanti Diletta e Paolo che affrontano la malattia con discrezione, silenzio e amore fino all’ultimo istante. Ai Diletta e Paolo che non si dimenticheranno mai.

A voi.

Daniele Gareri

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